Sembra ieri che tenevo in braccio per la prima volta mio figlio in una clinica di Shanghai e invece siamo già alla scelta della scuola superiore!
Dico siamo perché, questa scelta, sta coinvolgendo non solo mio figlio, ma anche me e mio marito. Ci sembra la cosa più importante da decidere da quando siamo genitori.
Anche se la scelta dovrebbe essere solo sua, e lo sarà, ci sentiamo molto coinvolti. Anche mio marito, che normalmente interviene invece meno su certe questioni. Abbiamo timore che non abbia ancora la maturità per decidere, anche se solo in parte, il suo futuro. E d’altronde chi di noi si sentiva pronto a decidere il proprio futuro a 13 anni?
Io no di certo. Scelsi l’Istituto Magistrale per esclusione più che per una passione vera. E mio marito scelse il Liceo Classico per motivazioni diverse da quelle che dovrebbero condurre a questa scelta.
È vero che poi c’è tutto il tempo per cambiare rotta se si è fatta la scelta sbagliata, ma saranno comunque anni un po’ persi se questo dovesse accadere.
Al giorno d’oggi mi sembra ancora più difficile compiere questa scelta. In un mondo così cambiato e sempre in movimento. Ancor di più ora che siamo dentro ad una pandemia mondiale e sono cambiate tante delle cose che davamo assolutamente per scontate.
E mi sembra più difficile anche perché oggi riversiamo su questi figli del 2000 tantissime aspettative. Sicuramente più di quelle che un tempo i nostri genitori avevano per noi. O, perlomeno, un tempo erano meno diffuse e forse più legate alle famiglie con un certo background socio-economico. A chi aveva una piccola industria o una professione d’ufficio ben avviata e voleva un erede che ne prendesse in mano le redini. Anzi, forse un tempo era più difficile per un giovane sfuggire a queste logiche familiari.
Forse, in realtà, è sempre stato difficile non cedere a certe dinamiche. E lo è ancora di più ora che gli adulti siamo noi. Tanti sono gli interrogativi.
È giusto che decidano solo ed esclusivamente loro? Quanto noi genitori possiamo aiutarli nella scelta? Qual è il limite fra l’aiuto, l’appoggio e l’influenza che possiamo anche inavvertitamente avere su di loro? Quanto vorremmo che loro arrivassero dove noi non siamo arrivati o emulassero la nostra vita? Quanto vorremmo il meglio per loro anche se non è del tutto nelle loro corde?
È giusto farli seguire esclusivamente le loro passioni o anche la loro poca voglia di studiare quando avrebbero capacità anche per eccellere?
Ci siamo passati tutti: 13 anni sono davvero pochi per capire cosa si vuole dal proprio futuro. Sono pochi quelli che sentono già di avere una missione.
Per fortuna oggi, rispetto ad un tempo, ci sono più strumenti per avere un aiuto nella scelta.
Ci sono i famosi open day, anche se quest’anno in realtà si svolgono tutti online e non è la stessa cosa. C’è l’orientamento che si fa a scuola.
Nella nostra scuola per esempio, anche se quest’anno è stato tutto un po’ più limitato, sono state comunque invitate delle persone per parlare con i ragazzi. Una sorta di testimonial per ogni tipo di scuola.
Mi è piaciuto che siano stati invitati non solo adulti o professori, ma anche ragazzi che stanno ancora frequentando le superiori per raccontare come stava andando. Se erano soddisfatti della propria scelta o se avrebbero cambiato.
Ed anche esempi di persone adulte che, pur avendo fatto un percorso di studi specifico alle superiori, poi all’università o nella vita hanno fatto tutt’altro. Quasi a voler sottolineare che sì, scegliere è importante, ma non ci si deve fossilizzare su questo. Che poi nella vita nessuna strada, se hai la volontà, ti può essere preclusa.
La nostra scuola si appoggia inoltre ad una società di psicologi e consulenti per far fare ai ragazzi dei test di orientamento per valutare le loro effettive attitudini. Non capacità raggiunte attraverso lo studio, ma proprio ciò che ci portiamo dietro nei nostri geni. Circa tre ore di test e un colloquio finale del ragazzo con lo psicologo. È un servizio a pagamento (70 euro), ma avendo mio figlio manifestato il desiderio di farlo, glielo abbiamo fatto fare volentieri.
È emerso ciò che era già emerso durante uno screening DSA fatto per un sospetto di disgrafia quando siamo rientrati dall’estero che si era poi rilevato essere dovuto allo scarso uso nella scuola inglese della scrittura a mano. Mio figlio ha raggiunto in entrambi i cicli di test un livello molto alto per il pensiero logico matematico. Se consideriamo che alle medie lotta costantemente per la media del 6 in matematica, i risultati dei test sono piuttosto sorprendenti! Anche se, appunto, non sono stati una sorpresa, ma una riconferma.
Parlando poi con la psicologa nel colloquio finale solo per i genitori, è emerso però che, un conto sono le attitudini, e un conto è il grado di maturazione raggiunto dai ragazzi, la percezione delle proprie capacità e la volontà di sfruttarle. Per alcuni arriva prima, per alcuni arriva dopo. Per alcuni scegliere a 13 anni è più difficile che per altri.
L’orientamento finale che viene dato è quindi frutto dell’incrocio fra i test attitudinali e psicologici, il colloquio privato con il ragazzo e uno sguardo sui risultati raggiunti a scuola.
A noi devo dire che è stato utile. Ha confermato quella che probabilmente sarà la scelta di mio figlio e dato più consapevolezza a noi genitori che pensavamo, o meglio desideravamo, un’altra scelta per lui.
Qualche dubbio c’è ancora e l’iscrizione non l’abbiamo ancora fatta, ma sono più che altro le nostre convinzioni di adulti che dobbiamo far cadere del tutto. Lui è convinto e, sia lo psicologo che il gruppo insegnanti, hanno suggerito, in separata sede, la sua stessa scelta. E, come ci hanno detto, non sempre le tre indicazioni coincidono, quindi è ancora più significativo.
Come ci ha detto la preside della nostra scuola alla riunione che ha fatto per noi genitori sull’orientamento, il ragazzo ha e deve avere l’ultima parola. Nostro compito è solo aiutarlo e farlo riflettere. Avendo poi preso lui la decisione finale, noi genitori saremo più legittimati a chiedergli di impegnarsi in ciò che ha scelto.
E ha aggiunto che è giusto che sia il ragazzo a guardarsi dentro perché senza il desiderio non si va da nessuna parte e, per essere sempre motivati, i desideri devono essere grandi. Quindi le proprie passioni sono importanti!
E voi? Ci siete già passati? Come avete aiutato i vostri figli nella scelta della scuola superiore?
Federica, Italia
Io non ho figli ma per me furono i miei che scelsero la scuola superiore: liceo linguistico. Mi sono laureata poi in storia dell’arte e se devo essere sincera alla fine per me è stata la scelta migliore perché proprio non mi ci vedevo a fare il classico e in matematica ero negata. Parlo bene francese e sono fluente in inglese vivendo all’estero da tanti anni e studiai il tedesco che mi piacque molto e ancora mi ricordo qualcosa. Certo i miei non si sono fatti tanti problemi a scegliere per me e forse non è stato giusto ma mi è andata bene. La mia amica, un genio vero laureata con toga d’oro e ora magistrato, aveva scelto la scuola dove i ragazzi erano i più carini e questo la dice lunga sulla maturità ma alla fine se sei intelligente trovi la tua strada a prescindere.